era già tutto previsto

Era già tutto previsto
fin da quando tu ballando
mi hai baciato di nascosto
mentre lui che non guardava
agli amici raccontava
delle cose che sai dire
delle cose che sai fare
nei momenti dell’amore
mentre ti stringevo forte
e tu mi dicevi piano «io non lo amo, io non lo amo»

Online gli audio D’Addario-Berlusconi Scontro tra i poli: «Gossip». «No, verità»
E l’avvocato del Cavaliere, Ghedini: «Materiale inverosimile e frutto di invenzione»

MILANO – Il mondo politico è di nuovo in fermento dopo la pubblicazione sul sito dell’Espresso di alcune registrazioni degli incontri tra Patrizia D’Addario e Silvio Berlusconi. Si tratta di conversazioni telefoniche o dal vivo tra l’escort pugliese e il premier o tra la donna e Gianpaolo Tarantini, il suo «contatto» con l’entourage del premier che le aprì le porte di Palazzo Grazioli, che risalgono al periodo tra ottobre e novembre 2008.
il seguito qui

Xe peso el tacòn del buso, ovvero è peggio la toppa del buco … ma è toppa o topa?!

Libertari, perbenisti e benpensanti

Chiariamo subito che (secondo me) la scelta di Matrix di mandare in onda i filmati di Erika non ha nulla a che vedere con il Giornalismo, semmai risponde alla necessità di dare una spintarella agli ascolti del programma orfano del dimissionario/dimissionato Mentana.

Fatta questa necessaria premessa, veniamo all’oggetto del contendere: la libera informazione ed i suoi paladini.
A giudicare dalle vibrate proteste, dall’accusa di “pornografia giornalistica”, a chi ritiene che trasmettere i filmati girati dagli inquirenti nell’immediatezza del delitto (dove si vede una ragazzina inventarsi di sana pianta tutto, anzi addirittura mostrarsi dispiaciuta per la sorte della madre e del fratellino da lei barbaramente uccisi poche ore prima) poco o nulla abbia in comune con l’informazione (a dirlo anche giornalisti – o sedicenti tali- affermati); a tutte queste vestali del perbenismo ipocrita vorrei chiedere dove sta lo scandalo? È più scandaloso ascoltare le falsità di una baby-omicida o le pruriginose intercettazioni telefoniche di questo o quel NIP?
In questi giorni c’è tutto uno stracciarsi di vesti per la (non certo ineccepibile) legge sulle intercettazioni telefoniche, se non si pubblicano le più clamorose minchiate private è scandalo, se si fa vedere il “male” nella sua agghiacciante naturalezza … è scandalo. Mettetevi d’accordo con voi stessi e riprendete (ammesso che lo abbiate mai fatto) a fare il vostro mestiere, il giornalismo non è stazionare fuori dalla porta di questo o quel PM barattando visibilità mediatica con qualche soffiata, giornalismo è altro, giornalismo (per esempio) è ricordare – magari ritrasmettendole – quelle immagini alla vigilia della decisione di concedere qualche beneficio all’assassina, un Giudice di Sorveglianza troppo impegnato potrebbe non ricordare la fredda efferatezza di quell’atroce delitto.

Ipocriti per passione

flores-2Le intercettazioni, l’eutanasia, le ronde … strano come se si parla di testamento biologico (Legge giusta e necessaria) non si può pensare di ipotizzare un cattivo uso di questo strumento, se si parla di analisi pre-impianto non si può pensare ad un possibile sconfino incontrollato nell’eugenetica … ok, son cose fuori da ogni grazia ma … ma perché le “ronde” sono per forza una cosa cattiva? Forse i City Angels sono degli psicolabili razzisti con il mito di Rambo? Idioti, bulli e coglioni dalla giustizia fai da te facile, non nascono con le ronde e non spariranno se questa Legge non passa.
Lo Stato sta “delegando”? E solo ora ci accorgiamo che lo Stato sta delegando/abdicando? Pur con tutti i distinguo possibili, quale è la vera differenza fra le “ronde” ed i nonni all’uscita delle scuole, fra i vigili urbani e gli ausiliari del traffico, fra la Polizia Giudiziaria e Genchi e Tavaroli?
Veramente inorridiamo adesso perché lo Stato “abdica” alle sue prerogative?
A pensar male si fa peccato … ma il dubbio che buona parte di questi timori sia figlia di un’ipocrisia squallida, salottiera ed interessata è forte, molto forte.

Panchopardismo, se lo conosci lo eviti

C’è una cosa che non capisco, per la verità molte più che una sola … proviamo a raccapezzarci.
Democrazia, Stato di Diritto, Costituzione; Valori sacri ed inviolabili. Quale è la maniera migliore per difenderli?
Ben vengano mille e un Marco Travaglio con le sue certosine ricerche di “malefatte”, è bene rinfrescare la memoria di tanto in tanto; bene Michele Santoro (è giusto che Emilio abbia il suo contraltare 😆 ), benissimo l’indignazione e la protesta “popolare”, bene i girotondi, bene il popolo dei fax, bene Camilleri, bene Umberto Eco, bene Flores d’Arcais … bene ogni manifestazione di protesta per un cittadino che si sente deluso, defraudato, fregato.
Molto meno bene il panchopardismo, quel malessere che si aggira fra gli scranni del parlamento, quel virus giacobino che fa preferire la (presunta) virtù alla libertà. Quella fatale presunzione che una “giustizia assoluta” la si possa raggiungere senza lordarsi con l’umana imperfezione e la imperfetta democrazia che tentiamo di realizzare. Il disprezzo per un risultato elettorale certamente più chiaro di quello di due anni fa.
Difficile non ricordare quanto scalpore suscitò una famosa affermazione di Enrico Cuccia: “le azioni? Si pesano, non si contano” allora si gridò allo scandalo, oggi credo che sia anche peggio e ad essere in ballo non è qualche posto in un CdA, è la Democrazia, quella vera.
Come si può difendere la democrazia? Meglio farlo attraverso la denuncia di turpi commerci, fellatio e/o masturbazioni più o meno telefoniche o incalzando (ed inchiodando) un Governo alle sue responsabilità? Più giusto sparare minchiate su presunte/probabili trombate o mettere mano ad una Giustizia da riformare e da far funzionare; quale è la funzione di un parlamentare: fermare, migliorare, proporre leggi o sindacare sui gusti e le prestazioni sessuali di un politico? Gridare allo scandalo per la “raccomandazione” di qualche sgallettata o considerare arte e meritevole del sostegno dello Stato un film come “cattive ragazze” della famosa regista Marina Ripa di Meana?
Parliamo di cose serie, vi prego; la norma blocca processi è una scemenza, fa più danno che utile, blocchiamola. Le intercettazioni, intercettiamo tutto e di più, sputtaniamo di tutto e di più, ma non usiamole per soddisfare i più bassi istinti voyeristici, non usiamole per vendere più copie, non usiamole per tenere sotto scacco il nostro avversario politico; l’avversario politico lo si batte SOLO alle elezioni. Le impronte digitali? A me le hanno prese al militare, le hanno riprese per il passaporto, deve ancora esserci in giro un bel dossier dei tempi delle contestazioni studentesche (le foto erano ancora in b/n 🙂 ) … più “schedato” di così; prenderle ai soli bambini rom è discriminante, benissimo schediamoci tutti, io so di non aver lasciato impronte su nessuna scena di nessun delitto …e gli altri?

In Coerenza vi dico che

surfando fra tag, ho trovato questo post che mi ha colpito, in qualche misura potrebbe essere la continuazione del precedente “rialzati Italia”, partendo da quando l’allora portavoce del governo prodi (Silvio Sircana) usava fare delle trans-ferte nei viali di Roma.

Interviene oggi una controfigura di Di Pietro, tal Donadi facendo allusioni

E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo, la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica oppure no? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che l’informazione debba prevalere.

Ma guardate cosa diceva Di Pietro ai tempi dello scandalo Sircana

Di Pietro: “Cambiamo la legge sulle intercettazioni” – Sul caso Sircana interviene anche il ministro delle Infrastrutture che chiede di modificare e approvare con urgenza la norma ferma in Parlamento sulle intercettazioni. “Uno può andare a letto con chiunque – ha detto il ministro – basta che questo non configuri estorsione, prostituzione o ricatto. Queste notizie – ha proseguito il ministro, riferendosi alle indiscrezioni sul portavoe di Prodi – vengono usate o abusate per gossip o strumentalizzazione politica. Ci vuole una norma, che è ferma in Parlamento e che va modificata e approvata al più presto. Ci sono tre tipi di documenti giudiziari: segreti, pubblici e riservati. Su questa terza tipologia manca una norma che impedisca a chiunque di spargerli nell’etere”. Link

Quindi il buon Di Pietro ai tempi di Sircana era contro la strumentalizzazione politica, i gossip e pro legge sulle intercettazioni ora che ci sono retroscena (e ancora nessuna intercettazione o foto pubblicata) su Berlusconi manda i suoi scagnozzi a cercare di spargere veleni e dicerie di quarto livello ed è contrario a qualsiasi legge sulle intercettazioni.

Per la serie: la coerenza di Di Pietro

letto qui: http://marcobg.wordpress.com/2008/07/03/cosa-diceva-di-pietro-ai-tempi-di-sircana

Rialzati Italia

Durante la campagna elettorale, alcuni buontemponi (io fra loro) ironizzavano su “quale” parte dell’Italia fosse esortata a rialzarsi. La scorsa settimana un servizio fotografico su Gianfranco Fini pubblicato su Novella 2000 sembrava darci ragione. Oggi, alla luce delle “presunte” intercettazioni telefoniche sembra assodato che Mr. X abbia trombato Mrs. Y (meglio rimanere nel vago, visto mai che mi arriva una querela 😆 ).
Le persone cui Mr. X sta simpatico avranno pensieri che spaziano dal “beato lui” a “però, hai visto il vecchio come si tratta”; a quelli cui sta antipatico si accapponeranno i capelli pensando alla pochezza della classe dirigente italica; ci saranno anche degli idioti che blatereranno di attentato alla democrazia.
Per le prime due categorie (entrambe meriterebbero un discorso molto più serio) non posso che citare un adagio latino: “De gustibus non est disputandum” … al terzo gruppo, voglio invece rammentare che se vogliamo uno stato di diritto, se vogliamo che le storture (ad personam e non) vengano stigmatizzate ed esposte al pubblico ludibrio, se vogliamo (e dobbiamo) tutto ciò è opportuno che noi per primi si rispettino le più elementari regole dello stato di diritto, che si scappi dalle facili tentazioni di scorciatoie, che non si lasci nemmeno un pertugio in cui altri possano pensare che la voglia di giustizia ed equità sia appena velata da sete di visibilità; per tutto questo vi ricordo l’articolo 15 della nostra costituzione:

Art. 15.

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.

Che siano essenziali contro mafia, corruzione, pedofilia e tutti gli altri cancri della nostra società è pacifico, che le si voglia usare per un becero (ed interessato) voyerismo è la maniera migliore per continuare sulla china dell’imbarbarimento e della pochezza della italica gente.

intercettazioni, intercettati ed intercettatori

In questi giorni si fa un gran parlare delle intercettazioni telefoniche, alle viste c’è un giro di vite bipartisan. Come, purtroppo, spesso succede, vuoi per la “fretta”, vuoi per mala coscienza, in un provvedimento “emergenziale” si infilano storture di tutti i tipi, anche le storture ad personam.

Non so se in Italia si facciano più o meno intercettazioni che negli altri paesi (occidentali e democratici), quel che è certo è che le intercettazioni la fanno da padrone nelle cronache, nei resoconti, negli articoli di costume … e questo non mi piace.

Non mi piace che in una indagine per corruzione, malaffare, malgoverno, omicidio, rapina … a deposito degli atti si senta il bisogno di pubblicare tutto quello che è stato intercettato, dalle considerazioni sul tempo alle prestazioni di quella tale amica.

Credo sia riduttivo invocare le intercettazioni quali unica arma contro il crimine, così come era sbagliato dire che i “pentiti” erano l’unica arma contro la mafia.

Come sempre basterebbe del “semplice” buon senso, una assunzione di responsabilità da parte di tutti e non nascondersi dietro una “libertà di stampa” che sembra essere invocata più per difendere il numero di copie vendute con del sensazionalismo d’accatto che non per un vulnus “effettivo”.

«… il diritto dei cittadini di non vedere il loro nome e le loro conversazioni pubblicate sui giornali se non al momento del processo e nella parte di rilevanza processuale». «Il magistrato – ha aggiunto Veltroni – ha diritto di poter fare le intercettazioni ma poi ha il dovere di tenerle segrete»

Come si fa a non essere d’accordo? La situazione è molto semplice, se non ci si lascia distrarre da facili protagonismi, da uno smodato bisogno di visibilità, dal più becero astio (Tonino … sto parlando di te), è più che probabile che si riesca a trovare un modo per discernere ciò che è penalmente rilevante, dal pettegolezzo alla novella2000.