Ultima fermata Copenaghen

Non sono un catastrofista, non sono un ecologista duro e puro, sono anzi un lomborghiano …  ciononostante mi rendo conto che il tempo stringe, che è tempo di prendere decisioni serie e concrete prima che sia troppo tardi, mi rendo conto che stiamo scialando risorse con la stessa consapevolezza della proverbiale “orchestrina sul Titanic”. Non so se il punto di non ritorno sarà domani o fra 100 anni, quello che so è che non voglio aver sulla coscienza anche solo il dubbio d’aver lasciato un’arida pattumiera in eredità a mio nipote. Lo scorso giugno Yann Arthus-Bertrand ci ha regalato questo bellissimo film-documentario, forse è il caso di rivederlo e rifletterci su … mentre a Copenaghen parlano.

se il video non parte …. provate qui

In-Coerenza

Non di solo Lomborg vive un ambientalista scettico, ad alimentare a dismisura il mio scetticismo bastano ed avanzano le contraddizioni di locali amministratori e ambientalisti attenti più a veder pubblicate le loro (nel migliore dei casi: contraddittorie)  dichiarazioni che non all’ambiente stesso.
Kioto, riscaldamento globale, catastrofi prossime venture, day after tomorrow, 2012, mille e non più mille … non passa giorno senza che ci venga ricordato che stiamo sciupando le risorse del pianeta, che consumiamo più di quanto dovremmo, che inquiniamo ad un ritmo tale da rendere la Terra inappetibile a qualsivoglia civiltà extraterrestre con mire imperialistiche (stile independence day); si martella (giustamente) sulla necessità di uno stile di vita più sobrio, delle necessità di attingere energia dalle fonti rinnovabili, in occasione del G8 si manifesta contro l’inquinamento globale … e nel Salento cosa succede? Si fa il diavolo a quattro contro la ventilata possibilità di costruire una centrale nucleare dalle parti di Nardò/Avetrana … e per par condicio si blocca la costruzione di un parco eolico e si dice peste e corna dei pannelli fotovoltaici.
A questo punto, se nucleare no, petrolio no, carbone no, eolico e fotovoltaico in casa d’altri si a casa mia no … che facciamo? io ad una vita agreste saprei adattarmi benissimo, anzi mi piacerebbe molto … e tutti gli ambientalisti di professione?

p.s. se chi legge sentisse l’insopprimibile bisogno di “classificarmi”, per facilitargli il compito posso dire d’essere un nuclearista pentito, nel senso che venti anni fa ero favorevole alle centrali nucleari, oggi invece penso che sia inutile e dispendioso costruirne di nuove che nasceranno già tecnologicamente vecchie, tanto vale aspettare qualche anno e costruire direttamente quelle di quarta generazione.

Home

MILANO – YouTube trasmette dal 5 giugno in anteprima il film «Home», prodotto dal regista Luc Besson in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente. Lo ha reso noto Google, aggiungendo che il film, della durata di un’ora e mezzo, è disponibile in inglese, francese, spagnolo e tedesco.. Il film, dicono le note di produzione, «è un’ode alla bellezza del pianeta e alla sua delicata armonia. Attraverso i panorami di 54 paesi catturati dall’alto, Yann-Arthus-Bertrand ci porta a compiere un viaggio unico attorno al pianeta, per contemplarlo e per capirlo».
PER 10 GIORNI – Co-prodotto da EuropaCorp e Elzévir Films, Home intende focalizzare l’attenzione sull’attuale stato del pianeta mostrando immagini riprese dal cielo. Su YouTube, il documentario sarà disponibile per 10 giorni, mentre soltanto durante il 5 giugno sarà mostrato sia in TV sia al cinema in circa 180 paesi e 80 canali TV, nonché su schermi giganti collocati in 80 piazze da Time Square a New York al Campo di Marte sotto la torre Eiffel a Parigi a Trafalgar Square a Londra. Si tratta della prima iniziativa di questo tipo mai realizzata in sinergia tra il canale online YouTube, la TV e il cinema.
Sono stati inoltre creati 5 livelli di Google Maps che mostrano informazioni quali le sale e il luoghi pubblici dove il film viene proiettato oggi, documentazione generale sui temi del documentario.
Corriere.it

Obiezioni nucleari

antefatto
tempo fa, passando per un paesino nei dintorni, trovai la circonvallazione bloccata da un gruppo di dimostranti fieramente uniti nella lotta contro un gestore di telefonia mobile intenzionato ad installare un ripetitore. Era un gruppo eterogeneo, giovani e vecchi, disoccupati e fancazzisti, mamme permanentate e disperate alla ricerca del principe azzurro … cosa avevano in comune? Mentre sventolavano lenzuola del corredo della nonna irrimediabilmente segnate da improbabili slogan vergati con lo spray erano tutti impegnati in animate e compiaciute telefonate al cellulare.

Nell’ipotesi (più che probabile) di manifestazioni oceaniche contro l’erigenda centrale salentina sarà ben difficile vedere i manifestanti trafficare col personale reattore di terza generazione … sarebbe però interessante andare nelle loro case e verificare quanta energia sprecano. Con una stima a spanne, probabilmente gli stessi manifestanti che non vogliono la centrale nucleare ed esaltano le energie alternative, non vogliono che un parco eolico deturpi il panorama visibile dalla finestra del salotto, non vogliono l’impianto solare perché deturpa le splendide campagne salentine, non vogliono il rigassificatore perché è pericoloso, non vogliono gli impianti di bio-stabilizzazione perché puzzano, non vogliono i termo valorizzatori perché inquinano … non vogliono un sacco di cose, a casa loro, ma sprecano e spandono allegramente energia prodotta in casa d’altri. Posto che è uno spreco indicibile tenere accesa la TV per guardare Maria De Filippi (in tutte le sue declinazioni), perché questa sensibilità ambientale non si traduce (per esempio) con l’andare a prendere i figli da scuola evitando di prendere l’auto se si abita a poche centinaia di metri? Evitando di prendere l’auto quando per cercar parcheggio si fa dieci volte la strada percorsa a piedi? Perché metter la lavatrice a 180° quando i moderni detersivi funzionano egregiamente già a 40? Perché considerare le comodità un diritto e non aver la voglia di pagarne i costi? Non un ritorno al medio evo ma un sano risparmio energetico, non sciocche e disinformate manifestazioni ma assennate assunzioni di responsabilità. Iniziamo col risparmiare in casa nostra, poi avremo il diritto (e la credibilità!!!) di dire qualche “No”.

Il mistero delle paperelle scomparse

Alta tecnologia, intrighi internazionali, spie, missioni impossibili, mutamenti ana-180x140climatici … c’è di tutto e sembra uscito dalla penna di Ian Fleming, ma non vedremo Daniel Craig in missione per recuperare le “paperelle tecnologiche” smarrite nell’artico.

Invece di stare a spiegarvi (male) la storia … leggetevi l’articolo 😉

Le papere erano attrezzate con sensori elettronici per studiare i ghiacciai
La Nasa cerca 90 anatre sparite
Liberate in mare in Groenlandia, qualcuno ipotizza che siano state catturate dai vascelli-spia russi

BRUXELLES — Novanta anatroccoli sono scomparsi nelle acque in cui si getta il colossale ghiacciaio di Jakobshaven, in Groenlandia, lo stesso da cui si staccò l’iceberg che affondò il Titanic. E anche la loro sorte, proprio come quella del Titanic 97 anni fa, è diventata un enigma. C’è perfino chi pensa che possano averli rapiti i russi, le spie eredi del Kgb. Perché anche se sono gialli e paffuti, con il becco arancione e gli occhioni spalancati, i 90 piccoli palmipedi non respirano: sono fatti di gomma, non di piume, e al posto del cuore vero ne hanno uno elettronico fabbricato per loro dalla Nasa, l’ente spaziale americano. Che li ha costruiti e poi «liberati » in mare e sotto la banchisa (era metà settembre, quasi 4 mesi fa) per studiare il cambiamento del clima, i movimenti dei ghiacciai, il flusso delle correnti sottomarine: ma da allora zero, silenzio totale. Neppure un «bip» dai rilevatori satellitari montati su tutte le alucce. «È così, gli anatroccoli non si sono più fatti sentire», ha detto sconsolato alla Bbc Alberto Behar, lo studioso esperto di robotica che ha seguito per la Nasa tutto il progetto, e che a suo tempo ha lavorato anche ai progetti per le esplorazioni su Marte. Il suo nome e il suo indirizzo di email sono stampigliati sul fianco di ognuno degli animaletti, insieme con la parola «lauta ricompensa» tradotta in tre lingue. Però nessuno ha risposto, nessuno ha scritto. «Certo — ha detto ancora Behar — da quelle parti non passa molta gente, ma qualche segnale lo aspettavamo…».

L’ipotesi più ragionevole: le correnti subglaciali troppo forti, o la glaciazione quest’anno tanto rapida quanto ritardata, possono aver distrutto, imprigionato o disperso chissà dove quelle minuscole sagome, che a vederle così sono precise ai giocattoli con cui i bambini giocano nella vasca da bagno. Ma il fatto è che, insieme con loro, sembra scomparso e ammutolito anche uno strumento più sofisticato fabbricato dallo stesso Behar: chiamato «Esploratore dei mulinelli» perché si addentra in certi gorghi (i «mulinelli», appunto) che risucchiano enormi quantità d’acqua sotto la banchisa, era grande come un pallone da football e aveva antenne, batterie al litio, sensori, e un rilevatore satellitare; «liberato» a settembre, come gli anatroccoli, avrebbe dovuto inviare dei segnali regolari, ma come gli anatroccoli ha taciuto. Sempre. E non si sa dove sia. Così, da un blog all’altro, qualcuno si è ricordato che intorno alla Groenlandia compaiono spesso quei pescherecci russi che portano antenne, oltre che reti, e sembrano più attenti ai bipedi sulla terraferma che ai pinnuti in mare. Lassù compaiono anche dei sommergibili, sempre russi. Da cui l’ipotesi romanzesca: e se i russi avessero «catturato » gli anatroccoli per studiarli, o perché temevano che servissero a spiare proprio loro? A Ilulissat (traduzione esquimese di Jakobshaven), il villaggio di 4.500 abitanti che sta allo sbocco del ghiacciaio, e che è meta di avventurosi da tutto il mondo, si scherza già su certi strani turisti con i capelli a spazzola, magari della Cia o magari del Kgb. Intanto il ghiacciaio che ha divorato gli anatroccoli, ignaro di tutto, continua a sciogliersi a una velocità quadrupla rispetto a 100 anni fa, e a spostarsi: 20-25 metri al giorno, il più «veloce» sulla Terra, e neppure la Nasa riesce a stargli dietro.

Luigi Offeddu
07 gennaio 2009 Corriere.it

Silvio in the Sky with IVA

Che Paese di merda! Presidenti del Consiglio che (con l’alibi-avallo della UE) danno un colpo al concorrente; opposizioni che pur di dare addosso all’odiato nemico “difendono” il portafoglio di magnati multinazionali e di (non-poveri) tifosi; giornalisti che pubblicano la “notizia” che “tira” e fanno passare in seconda (terza, quarta, quinta …) fila norme realmente ambienticide.
Menomale che ci sono le associazioni ambientaliste; è grazie a loro, NON grazie ai decani del giornalismo italiano, NON grazie alle opposizioni, se (in qualche maniera) verrà rimodulata la norma sulla retroattività del “bonus energia”.

p.s. Prendendo spunto dal rientro in Italia dei vacanzieri bloccati in Thailandia, vi sembra più obiettivo il TG3 che “becca” SOLO quelli incazzati o il TG5 che mostra solo quelli che ancora ringraziano l’Ambasciata italiana a Bangkok?

da qui non ne usciamo (vivi)

Uno studio dell’Università di Calgary (pubblicato su Current Biology) ci dice che gli impianti eolici sono dei veri e propri killer per i pipistrelli; un altro studio (non ricordo la fonte, prendetelo per buono) diceva che per la costruzione di una nuova autovettura (di quelle a bassa emissione) si immettono nell’atmosfera tanti inquinanti quanti un vecchio catorcio non riuscirà ad immettere in 30 anni …
prima o poi (temo abbastanza prima) Gea si darà una scrollatina e si libererà di un bel po’ di questi parassiti bipedi e pseudosenzienti.

Sant’Isidoro come Amity Beach

Continuiamo la serie di post semiseri sugli avvistamenti di squali nel Salento, oggi è la volta di Sant’Isidoro, località del litorale ionico al confine fra le province di Lecce e Taranto, conosciuta ai più per l’ottima e ben fornita rivendita di “cozze nere” e molluschi in genere.

Il fatto è avvenuto domenica (20/07) quando un capannello di persone ha attirato l’attenzione di Angelo Valzano, autore di questa foto.

Si tratta di un “Charcarinus Plumbeus” di ben 😆 40 cm. (una specie protetta!!!) dopo un’odissea di passaggi di mano in mano, prima dell’inevitabile morte per asfissia, è stato liberato in mare.

Andando oltre la “nota di colore” e le foto da mostrare agli amici durante una fredda serata d’inverno facendo il verso a Spielberg ed Hemigway, rimane il serio problema della “tropicalizzazione” delle acque del mediterraneo. Non il capodoglio avvistato a san Foca, non lo squalo bianco di Gallipoli o quello dell’adriatico ( su google provate a cercare: squalo adriatico willy, scoprirete cose incredibili 😉 ); a destare preoccupazione sono gli arrivi e il proliferare di specie che nulla hanno a che vedere con il mediterraneo; dai barracuda che risalgono il canale di Suez ai pesci tropicali scaricati nei porti dalle casse di zavorra di navi che percorrono rotte transoceaniche.

(notizia e foto: lecceprima.it)